La Asl di Lanciano Vasto Chieti dovrà risarcire di 300mila euro i familiari di un uomo di Chieti morto in seguito ad un ritardo diagnostico. Il decesso, avvenuto dopo oltre un mese di ricovero tra gli ospedali di Chieti, Ortona e Lanciano, risale alla primavera del 2017.
L’uomo, 73 anni, inizialmente ricoverato all’ospedale di Chieti, fu poi trasferito nel reparto di lungodegenza di Ortona, a metà aprile.
Nonostante sintomi gastrointestinali acuti, il paziente fu trattato con antispastici ed antiemetici. Le sue condizioni, però, si aggravarono rapidamente: a forti dolori addominali seguirono una serie di accertamenti che portarono a disporre una laparotomia in urgenza. Dopo l’intervento chirurgico il paziente fu trasferito in condizioni critiche nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lanciano, dove, nel giro di poco, il 13 maggio, avvenne il decesso, dovuto ad uno shock settico in peritonite stercoracea.
I familiari dell’uomo si sono successivamente rivolti all’avvocato Andrea Colletti, esperto di diritto sanitario e deputato del M5S, per un’azione contro la Asl. Acquisita la documentazione e predisposti i relativi atti, Colletti ha avviato la relativa trattativa e, nei giorni scorsi, la compagnia assicurativa dell’azienda sanitaria ha disposto la liquidazione in favore dei familiari della vittima.
“Dall’esame della documentazione clinica – afferma il legale – si evince chiaramente come il decesso sia derivato da un ritardo diagnostico della perforazione intestinale che ha portato alla peritonite diffusa con conseguente shock settico e quindi all’exitus del paziente. Il quadro di addome acuto, infatti, era già presente nei giorni precedenti ovvero quando il paziente presentava dolore addominale, alvo chiuso a feci e gas e vomito. E’, purtroppo, una evenienza che succede non raramente negli ospedali italiani – conclude Colletti – spesso a causa di distrazione e di una evidente disorganizzazione ospedaliera”.